La Repubblica – TuttoMilano – Sara Chiappori

 

Cariatidi e precari in musica con De Luca
Testi e canzoni alla Gaber, ritmi alla Buscaglione: uno spettacolo in otto quadri per descrivere l’Italia. L’Italia non è un Paese per giovani. Questo si sa, ma per una volta il cahier de doléances è divertente, originale e per nulla scontato. Merito di Dario De Luca, fondatore con Saverio La Ruina della compagnia calabrese Scena Verticale. Con la complicità di Giuseppe Vincenzi, ingegnere e ottimo musicista, De Luca ha dato un calcio al pudore e si è scoperto cantante per raccontare, sul filo dell’intelligenza e dell’ironia, lo stato comatoso di un’Italia gerontocratica dove l’altra faccia del mito di un’eterna giovinezza di plastica è il precariato cronico. Economico, ma soprattutto esistenziale. Il risultato è Morir sì giovane e in andropausa, sorprendente variazione di un teatro canzone «figlio naturale, in senso artistico, di Giorgio Gaber, nipote acquisito di zio Enzo Jannacci, fratello minore, di secondo letto, di Paolo Rossi», come lo definisce il suo autore che qui rivela un’anima swing degna di Fred Buscaglione. Che infatti viene degnamente citato con un irresistibile rifacimento di Guarda che luna in forma di sgangherata marcia funebre. Accompagnato da brillanti musicisti della Omissis Mini Orchestra (Paolo Chiaia, Gianfranco De Franco, Giuseppe Oliveto, Emanuele Gallo, Francesco Montebello), De Luca canta, balla, racconta un paese dove si è giovani in due diverse accezioni «per giustificare chi a 80 anni non è ancora seduto su una sedia e chi, nonostante i suoi 80 anni, ancora non molla la sedia». Un cabaret-teatral musicale in otto quadri che tra le pieghe divertite del suo temperamento rock nasconde l’indignazione della denuncia e non teme l’affondo iconoclasta. Guitto con talento da frontman, De Luca mette a punto un gioco leggero di passo e denso di contenuti. Niente retorica, niente lamenti, niente moralismi. Al loro posto buona musica, parole intelligenti e pensieri che invitano a restare vigili. Molto dipende anche da noi.

Sara Chiappori – La Repubblica – TuttoMilano – 07 marzo 2013

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