RE PIPUZZU FATTU A MANU. Melologo calabrese per tre finali
by on November 20, 2019 in

 

Liberamente tratto dalla fiaba calabrese Re Pepe raccolta da Letterio Di Francia e dalla riscrittura di Marcello D’Alessandro.


di e con Dario De Luca e Gianfranco De Franco

 

Le fiabe sono il nostro patrimonio comune, sono la memoria storica dei nostri sentimenti più genuini e primari. Abbiamo voluto cercare le fiabe della nostra Calabria, per provare a leggere meglio la nostra terra partendo dai racconti popolari; per interrogarci su noi stessi e capirci un po’ di più; per poterci raccontare al viaggiatore di domani senza essere oleografici e indulgenti con noi stessi. Abbiamo trovato, grazie al lavoro di Letterio Di Francia, fine letterato calabrese nativo di Palmi e massimo studioso della novella italiana, un patrimonio ricchissimo di storie e intrecci a metà tra il noto e l’ignoto dove ricorrono temi quali il cibo e l’ospitalità o l’andare spersi per il mondo. Abbiamo scelto di puntare l’attenzione sulla storia di Re Pepe, fiaba nella quale il vero protagonista non è il re del titolo, ma una donna: una reginetta sicura del fatto suo e capatosta. È a lei che siamo debitori, non solo dell’intreccio della fiaba in questione, ma persino del personaggio che da il titolo alla fiaba, perché un bel giorno, di fronte all’insistenza del padre perché si trovi finalmente un marito, lei decide di prendere farina e zucchero e di impastarselo con le sue mani. Solo così può essere certa che quello sposo sarà all’altezza delle sue aspettative: giacché, come è noto, di reucci insipidi è pieno il regno delle fiabe. Invece lei ne vuole uno come si deve, ecco perché c’impiega addirittura sei mesi ad impastarlo. “Però non parla!”, commenta il re padre. Ma lei non si perde d’animo, gli mette un peperoncino rosso sulla bocca e a furia di insistere, lo fa parlare. Senza svelare il finale, ché non vogliamo levare certo il gusto di scoprirlo allo spettatore, questa fiaba ha echi dell’Oriente e delle “Mille e una notte”, delle storie dei fratelli Grimm e di quelle di Perrault. Ma questa storia ha messo radici in mezzo ai castagneti e agli uliveti, profuma di impasti infornati e ha il rumore assordante delle cicale della nostra terra. Dario De Luca da corpo e voce a questo racconto calabrese; Gianfranco De Franco gli da una sonorizzazione, fatta di soffi in strumenti a fiato, tradizionali e no, ed elettronica.

Un viaggio che ipnotizzerà lo spettatore accompagnandolo in una dimensione tra l’onirico e il reale.

 

HANNO DETTO

Antonio Audino, Il Sole 24 Ore – 11 giugno 2023
Una delle più significative sorprese del festival ci veniva poi offerta da un altro dei padroni di casa, Dario De Luca, a partire da un’antica fiaba calabrese […] è davvero sorprendente la polifonia di voci realizzata dall’attore, tra le chiacchiere del paese e i dialoghi dei protagonisti, evocando luoghi incantati, mescolando grida, canti e sussurri, passando dal verso alla prosa, dall’italiano al dialetto, e sviluppando una ricca fioritura di sguardi e gesti, in contrappunto con
il clarinetto, il flauto e il magico theremin di Gianfranco De Franco.
Fino al finale aperto, per cui è il pubblico femminile a scegliere una conclusione tra le tre suggerite, e in questo modo si rivela quanto quei fantasiosi avvenimenti non siano poi così lontani da noi.

 

Francesca De Sanctis, l’Espresso – 18 giugno 2023
[…] Certe fiabe, si sa, sono per tutte l’età e per tutte le lingue, quasi universali, anche quelle in dialetto, così musicali alle orecchie di chiunque si metta in ascolto. E non importa da quale regione proveniate, il dialetto è lingua viva e ammaliatrice […] un piccolo gioiellino capace di far vibrare il pubblico. Dario De Luca, regista, autore e attore a piedi nudi e in gonna lunga ci racconta la storia di Re Pepe. Anzi no, di Reginotta, vera protagonista di questa storia, una donna moderna, libera, coraggiosa soprattutto per una storia antica come questa […] Chi pensa che il teatro di narrazione sia morto si sbaglia. Basta svuotare il palcoscenico di scenografie costose o ingombranti e riempirlo di arte e talento per rendere grande anche un piccolo spettacolo.

 

Rossella Battisti, Rumorscena.com – 12 novembre 2023
[…] Dario De Luca è una macchina da guerra, un contastorie – ovvero un cantastorie in versione più attoriale – che macina parole come un magico carillon. Alza un sopracciglio e si fa sovrano imperioso, diventa felpato ed eccolo trasformarsi in reginotta astuta. Fra sbuffi di fumo e stridio di metalli eccolo virare in Draghessa. E’ un one man show affabulante, in ritmica sintonia con i fischi, i suoni, le percussioni del suo complice sonoro, De Franco.[…] Re Pipuzzu fattu a manu è la dimostrazione che il teatro può essere meraviglia anche senza dispendio tecnologico sgargiante. […] C’è solo il rammarico che questo piccolo grande spettacolo non giri dappertutto come meriterebbe[…]

 

Hystrio –  1/2022 –  Tommaso Chimenti
«La definizione “fiaba per adulti” sembra una contraddizione in termini. In vece è la perfetta sintesi per descrivere Re Pipuzzu, favola calabrese ripresa anche da Calvino nella sua antologia che ci porta dentro storie medievali di dame e cavalieri. Un narratore, Dario De Luca in grande forma, in gonna da far venire invidia a Damiano dei Måneskin, e un musicista, Gianfranco De Franco, che spazia tra campana tibetana, flauto traverso, theremin e tastiere per creare un suono che non è semplice tappeto ma, a tutti gli effetti, un dialogo con le parole secolari del racconto. O meglio del cunto alla maniera di Mimmo Cuticchio o Davide Enia quando De Luca, sulla sua sediola, si inerpica in gesti e movimenti di mani e braccia, a staccare le sillabe, a cercare un tempo, un ritmo, una scansione sintattica. […] Una narrazione vibrante, piena di sprint, gagliarda e fresca. Ci ha ricordato, come atmosfere, La bella Rosaspina addormentata di Emma Dante».

 

Susanna Battisti, Foglidarte.it – 21 giugno 2023
[…] De Luca possiede capacità interpretative mirabolanti. Vestito con una gonnella morbida verde chiaro e una maglietta bianca, non si limita certo a raccontare fatti nel suo comprensibilissimo dialetto calabrese. Il suo camaleontismo vocale, la sua mimica facciale che modifica di continuo, i suoi doppi sensi sensuali appena sfiorati, il suo dolce cantilenare interrotto di quando in quando da brusche battute comiche, contribuiscono non poco a dar corpo ai numerosi personaggi ai quali dà voce. E i personaggi sono davvero tanti […] Al suo fianco c’è il grande musicista Gianfranco De Franco circondato da controller del suono e dal theremin, che alterna musiche e suoni elettronici, con il canto del suo flauto . La miscela di parole e musica è perfetta […] Applausi scroscianti e tanto entusiasmo per questo vero capolavoro teatrale.

 

Angela Albanese, Doppiozero.com – 9 giugno 2023
[…] Ma le fiabe, si sa, sono davvero un “pullulare di motivi che vengono da tutte le parti” (G. Celati, Conversazioni del vento volatore), e lo sa bene anche De Luca che, con misura e sapienza attoriale, innesta in questo aggrovigliato intreccio di storie anche voci di paese, echi, colori e suoni della sua terra, vivaci espressioni dialettali che esaltano la portata ritmica dello spettacolo, e che gioca persino al rialzo lasciando al pubblico, incantato e divertito, la facoltà di
deciderne il finale. tragico e impressionante […]

 

Katia Ippaso, Liminateatri.it – 10 giugno 2023
Sceglie la strada della catarsi, infine, Dario De Luca, consegnandoci una fiaba antica […] Il cuntu è un’arte rara che rischia spesso l’eccesso di formalismo, l’implosione virtuosistica. Ecco, in questo caso il pericolo non si è corso. Nonostante l’uso della lingua dialettale, Dario De Luca ha saputo parlare agli spettatori, veri destinatari della sua sapiente affabulazione. Ed è così che, senza difficoltà, abbiamo potuto assistere alla gestazione dello sposo perfetto, quel Re Pipuzzo
che una principessa molto poco incline al matrimonio combinato, si crea su misura, impastando farina e zucchero. La fiaba ci parla anche di migrazioni e nomadismo […]

 

Gigi Giacobbe, Sipario.it – 16 giugno 2023
Che Dario De Luca fosse un bravo attore lo sapevano già, ma non sapevano che fosse pure un formidabile contastorie in grado di ipnotizzare il pubblico di Castrovillari raccontando in dialetto calabrese e in lingua, la favola di Re Pipuzzu fattu a manu […] Agghindato con una lunga gonna verde-oliva, somigliante ad un satrapo seduto su una sedia con un leggio di fronte, De Luca inizia come si conviene con C’era una volta un re …raccontando appunto d’un re rimasto
vedovo con una figlia da sposare, qui chiamata Reginotta, una fanciulla tosta che sa il fatto suo, cui non piace nessuno dei pretendenti che il padre le propone […] A De Luca non piace la chiusura zuccherina del “vissero felici e contenti” e allora propone al pubblico della Sala Varcasia tre finali che dovrà votare con alzata di mano. Il primo finale è se la Reginotta dovrà tenersi Re Pipuzzu così come l’ha trovato, il secondo è se deve lasciarlo e il terzo è se deve impastarne uno nuovo. Secondo voi come ha votato la maggioranza del pubblico? E voi lettori come votereste?

 

Mario Bianchi, Klpteatro.it – 14 giugno 2023
[…] Troviamo Dario De Luca agghindato con una lunga veste, come un antico narratore dal sapore orientale. Infondendo alle parole un’aura quasi sacrale, intrisa di sapida ironia, portatrice di sottotesti sensuali, ci regala un racconto senza tempo, con protagonista finalmente una donna tutt’altro che remissiva, invadendo di letizia e stupore gli spettatori, superando barriere di età e di lingua […] Mescolando sapientemente il dialetto calabrese con l’italiano e la musica, accompagnato con lo straordinario e variegato sussidio sonoro concepito da Gianfranco De Franco, che propone un’alternanza di flauto traverso, clarino, controller del suono e theremin.

 

Walter Porcedda, gliStatiGenerali.it – 10 giugno 2023
[…] Uno spettacolo che si ama subito senza tentennamenti quello di Dario De Luca, altro componente di Scena Verticale che mette in scena, accompagnato dall’ottimo Gianfranco De Franco, un “cuntu” lussureggiante, fatto di anima e passione popolare. “Re pipuzzu fattu a Manu”, fiaba che incanta. Narra di una regina che un bel giorno il marito decide di costruirselo da sola, con le proprie mani, impastando assieme zucchero e farina… Un racconto che sa di terra
e tempi lontani.

 

Elisabetta Reale, Gazzetta del Sud – 16 giugno 2023
Tradizione e poesia nella fiaba proposta da Dario De Luca […] una versione estremamente vitale e coinvolgente. Suoni, luci, gesti accompagnano le vicende di una reginotta tenace e risoluta nella scelta dell’uomo da sposare, tanto da pensare di realizzarselo da sé salvo poi dover fare i conti con gli imprevisti della vita, in uno scenario fatto di boschi e luoghi incantati, incontri fortunati e altri invece dal sapore amaro.

 

Lorena Martufi, Persinsala.it – 10 giugno 2023
[…] Una storia al femminile, dove la protagonista è una reginotta che, non trovando marito degno, decide di impastarsene uno con le proprie mani. Perché gli uomini chisti su: inconcludenti, ass’i coppe, votafaccia, brutti, pirchi, tamarri […] Così De Luca, camaleontico e regale, dà conferma della sua straordinaria capacità attoriale e affabulatoria che nasce dal linguaggio, ma anche da tutte le varietà dei personaggi che ha dentro: oltre re Pipuzzu e Reginotta, anche la Draghessa, i carcerati e i tre eremiti emergono dalla sua voce, che tutte le contiene e ce le regala con emozioni che vanno dalla tenerezza al riso, dal divertimento al sospetto, nell’incontro tra ogni parte in cui la verità emerge lentamente sul finale, a sorpresa […]

 

Sofia Bordieri, Paneacquaculture.net – 8 giugno 2023
[…] Carismatico affabulatore il primo, sapiente musicista il secondo, hanno costruito insieme, con una regia in scena, un coinvolgente connubio di parola e musica sul racconto di Re Pepe deliziosamente interpretato e accompagnato con l’apparato sonoro costruito dall’alternanza di flauto traverso, clarino, controller del suono e theremin. Come un cantore, De Luca, ha accolto attorno a sé un pubblico rapito dal racconto surreale madido di tradizione,
liberamente ispirato dalla fiaba raccolta da Letterio Di Francia e dalla riscrittura di Marcello D’Alessandro.

 

Mario Cervio Gualersi, Bebeez.it – 18 giugno 2023
[…] Con la sua efficacissima performance, De Luca dà voce, variandone il timbro, a tutti personaggi, rendendoci partecipi delle loro traversie, stimolando la nostra fantasia e arrivando a farceli immaginare come in un rutilante film a colori, oltre a superare brillantemente l’ostacolo del dialetto calabrese che finisce col diventare familiare anche ai nordici. Un validissimo supporto è offerto dallo strumentista Gianfranco De Franco che, anche con presenza scenica, crea una molteplice gamma di suoni con tastiere, campana tibetana, flauto traverso, theremin e altri inconsueti dispositivi che s’intonano al meglio con le diverse fasi della fiaba.

 

Claudio Facchinelli, Rumorscena.com – 20 giugno 2023
Di Dario De Luca abbiamo apprezzato, per anni, sia i registri espressivi comici, sia quelli drammatici: questa volta Dario ci cattura, con la sua consueta ironia, raccontandoci una favola dalle ascendenze remote, che ha messo però radici anche in Calabria: Re pipuzzu fattu a manu – Melologo calabrese per tre finali. Fondamentale, nella sua restituzione (ove Dario lascia un finale aperto, a discrezione del pubblico), è la suggestiva colonna sonora prodotta dal vivo dal
valoroso polistrumentista Gianfranco De Franco (clarinetto, flauto traverso, theremin).

 

Sabrina Fasanella, TeatroeCritica.net – 18 giugno 2023
Sembrerebbe che questo bisogno di certezze antiche, questo rimestare nei ricordi di intere generazioni, non lasci spazio alla tridimensionalità della parola teatrale, alle sue molteplici possibilità sceniche. Non vuole essere simbolo, ma dichiaratamente mezzo. Non accetta trasfigurazioni, non vuole caricarsi di mistero. Eppure è lì che rifulge, è quello il momento in cui si àncora al luogo teatrale, ne trae potenza, in qualche modo compie sé stessa […] O come
quando si annoda alla voce di Dario De Luca e ai suoni di Gianfranco de Franco per impastare il Re Pipuzzo fatto a mano […] Ecco che il demone sommerso del festival si palesa per parlare, finalmente, dal presente e del presente.

 

Scenecontemporanee.it – Giovanna Villella – 28 febbraio 2022
«De Luca è una straordinaria Reginotta. Si porta dentro una forza che riesce a comunicare con semplicità. Questo personaggio femminile diventa una creatura modernissima che rivendica il diritto di scegliere chi amare. Libera, volitiva e impavida […] L’incantevole paesaggio sonoro creato da Gianfranco De Franco […] si fa personaggio indispensabile. […] Il risultato è un mirabile esempio di teatro di parola dove scrittura, rappresentazione scenica, presenza attoriale, testo e musica si fondono in un corpo unico di grande seduzione».

 

Il Quotidiano del Sud – Alessandro Chiappetta – 23 dicembre 2019
«Dario De Luca riscopre una storia tutta calabrese e lo fa alla maniera dei racconti dei nonni di una volta, quelli che incantavano i nipotini davanti al focolare con storie e leggende. In scena sta seduto e legge la favola in dialetto (il lavoro di Di Francia era stato pubblicato in italiano) da un leggio posto accanto al mixer delle luci e alla macchina del fumo, dosa gli effetti personalmente. È scalzo e indossa una gonna ampia, che lo rende un po’ nonna, un po’ Reginotta quando corre incontro al suo destino. Il resto del lavoro, molto suggestivo, lo fa Gianfranco De Franco, musicista di spessore che suona strumenti e oggetti, creando suoni e atmosfere a metà tra magia, mito e illusione. Quello che è interessante, però, al di là del valore artistico, è il lavoro di ricerca all’interno della tradizione calabrese e il suo rilancio. Rilancio doppio, visto che la tecnica del melologo è evidentemente collegata a quella dei cantastorie di una volta, figure anch’esse, assolutamente patrimonio della cultura della nostra regione. Uno spettacolo che fa venire voglia di riscoprire le favole calabresi e che ci lascia il sospetto che ancora oggi avrebbe davvero tanto da dirci».

 

NaturArte Basilicata – Giusi Giovinazzo – 6 settembre 2021
«Aedo di paesaggi che dal cuore narrativo della Calabria approdano nel Pollino lucano, a Noepoli, in “Re Pipuzzu fattu a mano”: Dario De Luca rilegge e interpreta in un melologo dolce e irriverente il personaggio femminile di una fiaba calabrese. L’attore ci racconta una figura pronta a trasformare la tradizione, il dictat della ricerca obbligata del marito, in un atto creativo fatto di pastafrolla, riscatto e caparbia femminile. La platea segue attenta il Bildungsroman, il percorso di formazione, di Reginotta, in una scena accompagnata dal setting di strumenti elettronici e a fiato armonizzati da Gianfranco De Franco. Una timbrica emotiva che mischia accenti e dialetti popolari con armonizzazioni contemporanee. Tra tarantelle e theremin, memoria e presente, si spalanca la regione aperta dell’arte che nel caso della Compagnia “Scena Verticale” si fonda in un potente pensiero meridiano».

 

Il Quotidiano del Sud – Lina Latelli – 16 febbraio 2022
«Su un palco semibuio e allestito con grande semplicità, Dario De Luca ha tenuto il numeroso pubblico, composto da adulti e ragazzi, con il fiato sospeso per un’ora intera di spettacolo dando corpo e voce a “Re Pipuzzu fattu a manu” […] insieme a Gianfranco De Franco che, utilizzando strumenti a fiato tradizionali ed elettronica, ha creato suoni ed atmosfere sospese tra magia, miti e illusioni. Dario De Luca, quasi sempre seduto, scalzo, in gonna lunga e maglia bianca e in tutta la sua forza combattiva e voglia di autonomia. […] E lo fa coniugando mirabilmente le parole, il canto di una filastrocca (Re Pipuzzu fattu a manu) e la suggestiva gestualità del corpo e arricchendo la sua narrazione con l’ipotesi di tre possibili  finali. […] Trionfale la chiusura dello spettacolo dominata da applausi ed applausi».

 

Apollinea – Lorena Martufi – luglio/agosto 2021
«[…] la storia della figlia di Re Pipuzzo, “reginotta” d’altri tempi, messa in scena dallo stesso De Luca che ce la riconsegna come da tradizione, in gonna lunga blu e maglia bianca, scalza, come la libertà e la purezza delle favole, come la sapienza degli antichi che parlano dialetto e amano la musica, la danzano, la vivono, la cantano. È una favola in musica […] con un linguaggio tanto antico quanto contemporaneo nella musica, come nel racconto che evoca amori, leggende, spiagge deserte, e mondi lontani, non tanto diversi dal nostro, come quelli orientali, delle Mille e una notte, di Grimm e Perrault. È erede di Turandot e altre cento Reginotta, insoddisfatta principessa di tutti i pretendenti che rifiuta […]. De Luca lo impasta con una filastrocca (Re Pipuzzu fattu a manu) che ha il gusto del racconto e della canzone tipici del racconto di una volta, quello che i piccoli spettatori hanno ascoltato più dai loro nonni che da noi genitori. […] Magistrale la lettura e interpretazione di De Luca di ogni personaggio della fiaba che incontrerà da questo momento in poi Reginotta […]. Ogni anima emerge dalla sua, attore ormai sapiente e regista esperto di bravura che più non si commenta. Capace di farci sognare a occhi aperti, tenendoci fino all’ultimo sospesi sul finale, meravigliosamente a scelta, per alzata di mano».

 

Permarecontromano.it – Francesco Gallo – 5 novembre 2019
«Si chiamava Concetta Basile, la donna che consegnò a Letterio Di Francia, palmese della fine del XIX secolo, la storia di Re Pepe. Basile è un cognome importante nella tradizione novellistica italiana e quella che appare solo coincidenza, peraltro unica nell’intero corpus del Di Francia, in verità inventa un legame importante con storie che per molto tempo sono state considerate di minor pregio. Bisognerà aspettare Calvino, nel 1956, per restituire dignità letteraria a molti cunti dialettali della tradizione popolare degli ultimi cento anni.  La verità è che l’arte di impastare fiabe è arte antichissima e la grammatica del racconto non è dissimile a certi balli che si ripetono più o meno uguali in tanta parte del mondo. […] Nel racconto di Re Pipuzzu fattu a manu, ripercorso ed interpretato Dario De Luca […] Persino l’elemento musicale, portato in dote da Gianfranco De Franco, resta sottotraccia del testo, eco di una musicalità generata dal soffio del vento.  Se è vero che le fiabe sono spesso il teatro del meraviglioso è altrettanto certo che le più strane epifanie si materializzano a partire da una noce o una castagna. È questo probabilmente il maggior pregio di questo piccolo allestimento […] che rinuncia ad ogni forma di velleitarismo persuasivo, consegnando zucchero e farine alle nostre mani di spettatori. Persino il finale ricalca le formule sbrigative delle fiabe di Di Francia. Si resta letteralmente a mani vacanti, quando a fine narrazione il gioco del dopo, mutuato dalla grammatica della fantasia costruisce un seguito. Un seguito provvisorio costretto a convivere con mille altri probabili impasti».

 

 

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